Oasi Orie Terme

Complesso Monumentale del Golgota realizzato dall’Arch. e Scultore Milos Ippoliti installato nell’Oasi di Orie Terme è inserita all’interno del “microcosmo” formato dal territorio di Configno, un isola ecologica nata dall’idea di Pier Luigi Betturri come omaggio alla TERRA, la ” Casa Comune” di tutti noi, come ricordato da Papa Francesco nella Enciclica “Laudato si”.
Percorsi circa settanta metri lungo il viale, sulla destra incontriamo l’antica “Fonte delle Orie”, storica sorgente, da sempre utilizzata dagli abitanti di Configno, da cui sgorga acqua sempre freschissima anche in piena estate e che alimenta anche un piccolo invaso utile all’irrigazione. Nella parte bassa del parco esistono anche altre fontane, tra cui la Fonte di Sant’Andrea, il fontanile delle Costarelle e il fontanile delle Orie. Tutte queste acque confluiscono verso il fosso di Sant’Antonio, a valle dell’Oasi, immissario del Lago Scandarello.
Proseguendo la passeggiata lungo il sentiero dell’Oasi, il percorso entra in zona boschiva, ricca di castagni secolari e, all’altezza del Capanno dei Daini, si biforca: a monte, un sentiero conduce alla’antica “ricciera” nel “Bosco Sacro“, antico possedimento della famiglia Betturri e, fino alla fine dell’800, unica fonte di sostentamento. Qui dalla terra si ricavava di tutto: dal legname per il fuoco o per le costruzioni, alle castagne da vendere o le ghiande per il bestiame. I ricci secchi venivano usati per accendere il fuoco e le fronde degli alberi per le lettiere degli animali. I gustosi frutti di bosco poi venivano raccolti per i giorni di festa. Per queste ragioni l’area ha sempre avuto una fortissima connotazione sacra, tanto che l’abbattimento di un solo albero costituiva un sacrilegio.
Proseguendo per la strada maestra questa inizia ad abbassarsi e al primo tornante troviamo il “Cristo del Castagno”, un’edicola campestre realizzata sulle radici di un colossale castagno, il cui abbattimento si rese necessario per ragioni di sicurezza. Il maestoso ceppo rimasto veniva spostato per ragioni di viabilità e riposizionato ai margini del tornante dove miracolosamente gettava nuove gemme e prendeva nuova vita.
il sentiero, continuando a scendere, si apre su prati verdi bellissimi. Sulla sinistra si inerpica la scala che conduce al “Calvario dell Orie” di fronte al quale sorge “Dolcenera“, un monumento posto nel punto dell’Oasi in cui confluiscono grandi quantità di acqua e dedicato proprio a tale elemento essenziale per la vita: sul monolite troviamo incise, liberamente rielaborate, le parole dell’omonima canzone di Fabrizio De Andrè. Tutto il progetto dell’Oasi nasce, infatti, dall’idea di associare i testi biblici della Passione di Cristo agli scritti poetici del grande cantautore genovese, tra cui il noto album “La Buona Novella” del 1970.
Il Calvario delle Orie, che si raggiunge attraverso una ripida scalinata costituita dal oltre 140 gradini, rappresenta la scena del Golgota, con Gesù e i due ladroni crocefissi, ai cui piedi, secondo i testi di De Andrè trovano posto le rispettive madri. Vicino ad ogni croce una targa riporta i versi del cantautore genovese ricavati dalla canzone “Maria nella bottega del falegname” sulla condizione di ciascun condannato. Al centro v’è Cristo, dolcemente addormentato in un sonno che, secondo le Scritture, lo restituirà alla vita. Alla sinistra e alla destra le due vie dell’uomo: il Buon Ladrone, Tito, convertito al Regno dei Cieli e il Cattivo Ladrone, Dimaco, le cui linee e superfici sono grezze e disarmoniche, drammaticamente avvinghiato alla sua rabbia alla sua rinuncia alla salvezza.
Poco distante, più a valle, posta proprio al centro di un grande costone incolto, è collocata l’opera “Il Cantico delle Creature” dedicata a San Francesco D’Assisi, massimo fautore di un’ecologia integrale vissuta con gioia e autenticità e in armonia con Dio. Qui la vegetazione attorno al monumento dedicato al poverello di Assisi è lasciata volutamente a se stessa perché così il Santo voleva che venisse destinata una parte dell’orto del convento, affinché le erbe selvatiche crescessero in libertà e gli insetti prosperassero liberamente, a dimostrazione della bellezza che Dio ha dato al Creato.
Dall’altro lato rispetto all’opera dedicata al Santo, troviamo le “Querce Grandi” e, in basso, la “tomba di Soldino” un pony morto “per bocca dei lupi”.
Scendendo ripidamente, si incontra prima la Fonte di Sant’Andrea, poi il Fosso di Sant’Antonio costeggiato dal “sentiero dei tafani“, chiamato così per la presenza in estate di tali fastidiosi insetti che tormentano i cervi e i daini dell’Oasi.
Attraverso un bel ponte in legno, dedicato a Rosolino, amico e artefice materiale delle opere presenti nel parco, si risale per visitare il Calvario delle Orie: al termine di una ripida scalinata di pietra, si giunge fino al piazzale delle Tre Madri, da cui si scorgono, in lontananza, le tristi immagini delle macerie di Amatrice.